Olimpiade, Parigi, Hérissant, 1780

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
 Ed ancor della pugna
485l'esito non si sa?
 ARISTEA
                                 No, bella Argene.
 È pur dura la legge, onde n'è tolto
 d'esserne spettatrici!
 ARGENE
                                         Ah! Che sarebbe
 forse pena maggior veder chi s'ama
 in cimento sì grande e non potergli
490porger soccorso, esser presente...
 ARISTEA
                                                              Io sono
 presente ancor lontana; anzi mi fingo
 forse quel che non è. Se tu vedessi
 come sta questo cor! Qui dentro, amica,
 qui dentro si combatte; e più che altrove
495qui la pugna è crudele. Ho innanzi agli occhi
 Megacle, la palestra,
 i giudici, i rivali. Io mi figuro
 questi più forti e quei men giusti. Io provo
 doppiamente nell'alma
500ciò che or soffre il mio ben, gli urti, le scosse,
 gl'insulti, le minacce. Ah! Che presente
 solo il ver temerei; ma il mio pensiero
 fa ch'io tema, lontana, il falso e il vero.
 ARGENE
 Né ancor si vede alcun. (Guardando per la scena)
 ARISTEA
                                              Né alcuno... Oh dio! (Turbata)
 ARGENE
505Che avvenne?
 ARISTEA
                             Oh come io tremo,
 come palpito adesso!
 ARGENE
                                         E la cagione?
 ARISTEA
 È deciso il mio fato;
 vedi Alcandro che arriva.
 ARGENE
                                                Alcandro, ah corri; (Verso la scena)
 consolane. Che rechi?
 
 SCENA II
 
 ALCANDRO e dette
 
 ALCANDRO
510Fortunate novelle. Il re m'invia
 nunzio felice, o principessa. Ed io...
 ARISTEA
 La pugna terminò?
 ALCANDRO
                                      Sì; ascolta. Intorno
 già impazienti...
 ARGENE
                                 Il vincitor si chiede. (Ad Alcandro)
 ALCANDRO
 Tutto dirò. Già impazienti intorno
515le turbe spettatrici...
 ARISTEA
                                        Eh ch'io non cerco (Con impazienza)
 questo da te.
 ALCANDRO
                           Ma in ordine distinto...
 ARISTEA
 Chi vinse dimmi sol. (Con isdegno)
 ALCANDRO
                                          Licida ha vinto.
 ARISTEA
 Licida!
 ALCANDRO
                 Appunto.
 ARGENE
                                     Il principe di Creta!
 ALCANDRO
 Sì, che giunse poc'anzi a queste arene.
 ARISTEA
520(Sventurata Aristea!)
 ARGENE
                                          (Povera Argene!)
 ALCANDRO
 Oh te felice! Oh quale (Ad Aristea)
 sposo ti diè la sorte!
 ARISTEA
                                       Alcandro, parti.
 ALCANDRO
 T'attende il re.
 ARISTEA
                              Parti, verrò.
 ALCANDRO
                                                      T'attende
 nel gran tempio adunata...
 ARISTEA
525Né parti ancor? (Con isdegno)
 ALCANDRO
                                 (Che ricompensa ingrata!) (Parte)
 
 SCENA III
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
 Ah dimmi, o principessa,
 v'è sotto il ciel chi possa dirsi, oh dio!
 più misera di me?
 ARISTEA
                                     Sì, vi son io.
 ARGENE
 Ah non ti faccia amore
530provar mai le mie pene! Ah tu non sai
 qual perdita è la mia! Quanto mi costa
 quel cor che tu m'involi!
 ARISTEA
                                               E tu non senti,
 non comprendi abbastanza i miei tormenti.
 
    Grandi, è ver, son le tue pene;
535perdi, è ver, l'amato bene;
 ma sei tua, ma piangi intanto,
 ma domandi almen pietà.
 
    Io dal fato io sono oppressa;
 perdo altrui, perdo me stessa;
540né conservo almen del pianto
 l'infelice libertà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ARGENE e poi AMINTA
 
 ARGENE
 E trovar non poss'io
 né pietà né soccorso?
 AMINTA
                                         Eterni dei!
 Parmi Argene colei. (A parte nell’uscire)
 ARGENE
                                        Vendetta almeno,
545vendetta si procuri. (Vuol partire)
 AMINTA
                                        Argene, e come
 tu in Elide! Tu sola!
 Tu in sì ruvide spoglie!
 ARGENE
                                             I neri inganni
 a secondar del prence
 dunque ancor tu venisti? A saggio invero
550regolator commise il re di Creta
 di Licida la cura. Ecco i bei frutti
 di tue dottrine. Hai gran ragione, Aminta,
 d'andarne altier. Chi vuol sapere appieno
 se fu attento il cultor guardi il terreno.
 AMINTA
555(Tutto già sa). Non da' consigli miei...
 ARGENE
 Basta... Chi sa; nel cielo
 v'è giustizia per tutti; e si ritrova
 talvolta anche nel mondo. Io chiederolla
 agli uomini, agli dei. S'ei non ha fede,
560ritegni io non avrò. Vuo' che Clistene,
 vuo' che la Grecia, il mondo
 sappia ch'è un traditore, acciò per tutto
 questa infamia lo siegua, acciò che ognuno
 l'abborrisca, l'eviti
565e con orrore, a chi nol sa, l'additi.
 AMINTA
 Non son questi pensieri
 degni d'Argene. Un consigliero infido,
 anche giusto, è lo sdegno. Io nel tuo caso
 più dolci mezzi adoprerei. Procura
570ch'ei ti rivegga; a lui favella; a lui
 le promesse rammenta. È sempre meglio
 il racquistarlo amante
 che opprimerlo nemico.
 ARGENE
                                              E credi, Aminta,
 ch'ei tornerebbe a me?
 AMINTA
                                             Lo spero. Alfine
575fosti l'idolo suo. Per te languiva,
 delirava per te. Non ti sovviene
 che cento volte e cento...
 ARGENE
 Tutto, per pena mia, tutto rammento.
 
    Che non mi disse un dì!
580Quai numi non giurò!
 E come, oh dio! si può,
 come si può così
 mancar di fede?
 
    Tutto per lui perdei;
585oggi lui perdo ancor.
 Poveri affetti miei!
 Questa mi rendi, amor,
 questa mercede? (Parte)
 
 SCENA V
 
 AMINTA solo
 
 AMINTA
 Insana gioventù! Qualora esposta
590ti veggo tanto agl'impeti d'amore,
 di mia vecchiezza io mi consolo e rido.
 Dolce è il mirar dal lido
 chi sta per naufragar; non che ne alletti
 il danno altrui ma sol perché l'aspetto
595d'un mal che non si soffre è dolce oggetto.
 Ma che! L'età canuta
 non ha le sue tempeste? Ah che purtroppo
 ha le sue proprie; e dal timor dell'altre
 sciolta non è. Son le follie diverse
600ma folle è ognuno; e a suo piacer ne aggira
 l'odio o l'amor, la cupidigia o l'ira.
 
    Siam navi all'onde algenti
 lasciate in abbandono;
 impetuosi venti
605i nostri affetti sono;
 ogni diletto è scoglio;
 tutta la vita è mar.
 
    Ben, qual nocchiero, in noi
 veglia ragion; ma poi
610pur dall'ondoso orgoglio
 si lascia trasportar. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 CLISTENE, preceduto da LICIDA; ALCANDRO, MEGACLE coronato d’ulivo; coro d’atleti, guardie e popolo
 
 TUTTO IL CORO
 
    Del forte Licida
 nome maggiore
 d'Alfeo sul margine
615mai non sonò.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Sudor più nobile
 del suo sudore
 l'arena olimpica
 mai non bagnò.
 
 ALTRA PARTE
 
620   L'arti ha di Pallade,
 l'ali ha d'Amore;
 d'Apollo e d'Ercole
 l'ardir mostrò.
 
 TUTTO IL CORO
 
    No, tanto merito,
625tanto valore
 l'ombra de' secoli
 coprir non può.
 
 CLISTENE
 Giovane valoroso,
 che in mezzo a tanta gloria umil ti stai,
630quell'onorata fronte
 lascia ch'io baci e che ti stringa al seno.
 Felice il re di Creta
 che un tal figlio sortì! Se avessi anch'io
 serbato il mio Filinto, (Ad Alcandro)
635chi sa, sarebbe tal. Rammenti, Alcandro,
 con qual dolor tel consegnai? Ma pure...
 ALCANDRO
 Tempo or non è di rammentar sventure. (A Clistene)
 CLISTENE
 (È ver). Premio Aristea (A Megacle)
 sarà del tuo valor. S'altro donarti
640Clistene può, chiedilo pur, che mai
 quanto dar ti vorrei non chiederai.
 MEGACLE
 (Coraggio, o mia virtù). Signor, son figlio
 e di tenero padre. Ogni contento,
 che con lui non divido,
645è insipido per me. Di mie venture
 pria d'ogni altro io vorrei
 giungergli apportator, chieder l'assenso
 per queste nozze, e, lui presente, in Creta
 legarmi ad Aristea.
 CLISTENE
                                      Giusta è la brama.
 MEGACLE
650Partirò, se il concedi,
 senz'altro indugio. In vece mia rimanga
 questi, della mia sposa (Presentando Licida)
 servo, compagno e condottier.
 CLISTENE
                                                         (Che volto
 è questo mai! Nel rimirarlo il sangue
655mi si riscuote in ogni vena). E questi
 chi è? Come s'appella?
 MEGACLE
                                            Egisto ha nome,
 Creta è sua patria. Egli deriva ancora
 dalla stirpe real; ma più che 'l sangue
 l'amicizia ne stringe; e son fra noi
660sì concordi i voleri,
 comuni a segno e l'allegrezza e 'l duolo
 che Licida ed Egisto è un nome solo.
 LICIDA
 (Ingegnosa amicizia!)
 CLISTENE
                                           E ben, la cura
 di condurti la sposa
665Egisto avrà. Ma Licida non debbe
 partir senza vederla.
 MEGACLE
                                        Ah no, sarebbe
 pena maggior. Mi sentirei morire
 nell'atto di lasciarla. Ancor da lunge
 tanta pena io ne provo...
 CLISTENE
                                               Ecco che giunge.
 MEGACLE
670(Oh me infelice!)
 
 SCENA VII
 
 ARISTEA e detti
 
 ARISTEA
                                   (All'odiose nozze (Non vedendo Megacle)
 come vittima io vengo all'ara avanti).
 LICIDA
 (Sarà mio quel bel volto in pochi istanti).
 CLISTENE
 Avvicinati, o figlia; ecco il tuo sposo. (Tenendo Megacle per mano)
 MEGACLE
 (Ah! Non è ver).
 ARISTEA
                                 Lo sposo mio! (Stupisce vedendo Megacle)
 CLISTENE
                                                             Sì. Vedi
675se giammai più bel nodo in ciel si strinse.
 ARISTEA
 (Ma se Licida vinse,
 come il mio bene?... Il genitor m'inganna?)
 LICIDA
 (Crede Megacle sposo e se ne affanna).
 ARISTEA
 E questi, o padre, è il vincitor? (Additando Megacle)
 CLISTENE
                                                           Mel chiedi?
680Non lo ravvisi al volto
 di polve asperso? All'onorate stille
 che gli rigan la fronte? A quelle foglie
 che son di chi trionfa
 l'ornamento primiero?
 ARISTEA
685Ma che dicesti, Alcandro?
 ALCANDRO
                                                 Io dissi il vero.
 CLISTENE
 Non più dubbiezze. Ecco il consorte a cui
 il ciel t'accoppia; e nol potea più degno
 ottener dagli dei l'amor paterno.
 ARISTEA
 (Che gioia!)
 MEGACLE
                          (Che martir!)
 LICIDA
                                                      (Che giorno eterno!)
 CLISTENE
690E voi tacete! Onde il silenzio? (A Megacle ed Aristea)
 MEGACLE
                                                         (Oh dio!
 Come comincierò?)
 ARISTEA
                                       Parlar vorrei
 ma...
 CLISTENE
             Intendo. Intempestiva
 è la presenza mia. Severo ciglio,
 rigida maestà, paterno impero
695incomodi compagni
 sono agli amanti. Io mi sovvengo ancora
 quanto increbbero a me. Restate. Io lodo
 quel modesto rossor che vi trattiene.
 MEGACLE
 (Sempre lo stato mio peggior diviene).
 CLISTENE
 
700   So ch'è fanciullo Amore
 né conversar gli piace
 con la canuta età.
 
    Di scherzi ei si compiace;
 si stanca del rigore;
705e stan di rado in pace
 rispetto e libertà. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 ARISTEA, MEGACLE e LICIDA
 
 MEGACLE
 (Fra l'amico e l'amante,
 che farò sventurato!)
 LICIDA
                                         (All'idol mio
 è tempo ch'io mi scopra). (Piano a Megacle)
 MEGACLE
                                                  (Aspetta). Oh dio!
 ARISTEA
710Sposo, alla tua consorte
 non celar che t'affligge.
 MEGACLE
                                             (Oh pena! Oh morte!)
 LICIDA
 L'amor mio, caro amico, (A Megacle come sopra)
 non soffre indugio.
 ARISTEA
                                      Il tuo silenzio, o caro,
 mi cruccia, mi dispera.
 MEGACLE
                                             (Ardir mio core,
715finiamo di morir). Per pochi istanti
 allontanati, o prence. (A parte a Licida)
 LICIDA
                                          E qual ragione?...
 MEGACLE
 Va'; fidati di me. Tutto conviene
 ch'io spieghi ad Aristea. (A parte a Licida)
 LICIDA
                                                Ma non poss'io
 esser presente?
 MEGACLE
                                No; più che non credi
720delicato è l'impegno. (Come sopra)
 LICIDA
                                          E ben, tu 'l vuoi,
 io lo farò. Poco mi scosto; un cenno
 basterà perch'io torni. Ah! Pensa, amico,
 di che parli e per chi. Se nulla mai
 feci per te, se mi sei grato e m'ami,
725mostralo adesso. Alla tua fida aita
 la mia pace io commetto e la mia vita. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 MEGACLE ed ARISTEA
 
 MEGACLE
 (Oh ricordi crudeli!)
 ARISTEA
                                         Alfin siam soli;
 potrò senza ritegni
 il mio contento esagerar, chiamarti
730mia speme, mio diletto,
 luce degli occhi miei...
 MEGACLE
                                           No, principessa,
 questi soavi nomi
 non son per me. Serbali pure ad altro
 più fortunato amante.
 ARISTEA
                                           E il tempo è questo
735di parlarmi così? Giunto è quel giorno...
 Ma semplice ch'io son; tu scherzi, o caro,
 ed io stolta m'affanno.
 MEGACLE
                                           Ah! Non t'affanni
 senza ragion.
 ARISTEA
                           Spiegati dunque.
 MEGACLE
                                                             Ascolta;
 ma coraggio, Aristea. L'alma prepara
740a dar di tua virtù la prova estrema.
 ARISTEA
 Parla. Aimè! Che vuoi dirmi? Il cor mi trema.
 MEGACLE
 Odi. In me non dicesti
 mille volte d'amar più che 'l sembiante
 il grato cor, l'alma sincera e quella
745che m'ardea nel pensier fiamma d'onore?
 ARISTEA
 Lo dissi, è ver. Tal mi sembrasti e tale
 ti conosco, t'adoro.
 MEGACLE
                                     E se diverso
 fosse Megacle un dì da quel che dici,
 se infedele agli amici,
750se spergiuro agli dei, se fatto ingrato
 al suo benefattor morte rendesse
 per la vita che n'ebbe, avresti ancora
 amor per lui? Lo soffriresti amante?
 L'accetteresti sposo?
 ARISTEA
                                        E come vuoi
755ch'io figurar mi possa
 Megacle mio sì scellerato?
 MEGACLE
                                                  Or sappi
 che per legge fatale,
 se tuo sposo divien, Megacle è tale.
 ARISTEA
 Come!
 MEGACLE
                Tutto l'arcano
760ecco ti svelo. Il principe di Creta
 langue per te d'amor. Pietà mi chiede
 e la vita mi diede. Ah principessa,
 se negarla poss'io, dillo tu stessa.
 ARISTEA
 E pugnasti...
 MEGACLE
                          Per lui.
 ARISTEA
                                          Perder mi vuoi...
 MEGACLE
765Sì, per serbarmi sempre
 degno di te.
 ARISTEA
                         Dunque io dovrò...
 MEGACLE
                                                             Tu dei
 coronar l'opra mia. Sì, generosa,
 adorata Aristea, seconda i moti
 d'un grato cor. Sia qual io fui finora
770Licida in avvenire. Amalo. È degno
 di sì gran sorte il caro amico. Anch'io
 vivo di lui nel seno;
 e s'ei t'acquista, io non ti perdo appieno.
 ARISTEA
 Ah qual passaggio è questo! Io dalle stelle
775precipito agli abissi. Eh no; si cerchi
 miglior compenso. Ah! Senza te la vita
 per me vita non è.
 MEGACLE
                                    Bella Aristea,
 non congiurar tu ancora
 contro la mia virtù. Mi costa assai
780il prepararmi a sì gran passo. Un solo
 di quei teneri sensi
 quant'opera distrugge!
 ARISTEA
                                             E di lasciarmi...
 MEGACLE
 Ho risoluto.
 ARISTEA
                         Hai risoluto? E quando?
 MEGACLE
 Questo (morir mi sento)
785questo è l'ultimo addio.
 ARISTEA
                                              L'ultimo! Ingrato...
 Soccorretemi, o numi! Il piè vacilla;
 freddo sudor mi bagna il volto; e parmi
 ch'una gelida man m'opprima il core. (S’appoggia ad un tronco)
 MEGACLE
 Sento che il mio valore
790mancando va. Più che a partir dimoro,
 meno ne son capace.
 Ardir. Vado, Aristea; rimanti in pace.
 ARISTEA
 Come! Già m'abbandoni?
 MEGACLE
                                                  È forza, o cara,
 separarsi una volta.
 ARISTEA
                                       E parti...
 MEGACLE
                                                          E parto
795per non tornar più mai. (In atto di partire)
 ARISTEA
 Senti. Ah no... Dove vai?
 MEGACLE
 A spirar, mio tesoro,
 lungi dagli occhi tuoi. (Megacle parte risoluto, poi si ferma)
 ARISTEA
                                           Soccorso... io... moro. (Sviene sopra un sasso)
 MEGACLE
 Misero me, che veggo! (Rivolgendosi indietro)
800Ah l'oppresse il dolor! Cara mia speme, (Tornando)
 bella Aristea, non avvilirti; ascolta;
 Megacle è qui. Non partirò. Sarai...
 Che parlo? Ella non m'ode. Avete, o stelle,
 più sventure per me? No, questa sola
805mi restava a provar. Chi mi consiglia?
 Che risolvo? Che fo? Partir? Sarebbe
 crudeltà, tirannia. Restar? Che giova?
 Forse ad esserle sposo? E 'l re ingannato
 e l'amico tradito e la mia fede
810e l'onor mio lo soffrirebbe? Almeno
 partiam più tardi. Ah che sarem di nuovo
 a quest'orrido passo! Ora è pietade
 l'esser crudele. Addio, mia vita; addio, (Le prende la mano e la bacia)
 mia perduta speranza. Il ciel ti renda
815più felice di me. Deh, conservate
 questa bell'opra vostra, eterni dei;
 e i dì ch'io perderò donate a lei.
 Licida... Dov'è mai! Licida. (Verso la scena)
 
 SCENA X
 
 LICIDA e detti
 
 LICIDA
                                                     Intese
 tutto Aristea?
 MEGACLE
                            Tutto. T'affretta, o prence; (In atto di partire)
820soccorri la tua sposa.
 LICIDA
                                        Aimè, che miro!
 Che fu? (A Megacle)
 MEGACLE
                   Doglia improvvisa
 le oppresse i sensi. (Partendo come sopra)
 LICIDA
                                      E tu mi lasci?
 MEGACLE
                                                                 Io vado... (Tornando indietro)
 Deh pensa ad Aristea. (Che dirà mai (Partendo)
 quando in sé tornerà! (Si ferma) Tutte ho presenti
825tutte le smanie sue). Licida, ah senti.
 
    Se cerca, se dice:
 «L'amico dov'è?»
 «L'amico infelice»
 rispondi «morì».
 
830   Ah no! Sì gran duolo
 non darle per me;
 rispondi ma solo:
 «Piangendo partì».
 
    Che abisso di pene
835lasciare il suo bene,
 lasciarlo per sempre,
 lasciarlo così! (Parte)
 
 SCENA XI
 
 LICIDA ed ARISTEA
 
 LICIDA
 Che laberinto è questo! Io non l'intendo.
 Semiviva Aristea... Megacle afflitto...
 ARISTEA
840Oh dio!
 LICIDA
                  Ma già quell'alma
 torna agli usati uffizi. Apri i bei lumi,
 principessa, ben mio.
 ARISTEA
                                          Sposo infedele! (Senza vederlo)
 LICIDA
 Ah! Non dirmi così. Di mia costanza
 ecco in pegno la destra. (La prende per mano)
 ARISTEA
                                              Almeno... Oh stelle! (S’avvede non esser Megacle e ritira la mano)
845Megacle ov'è?
 LICIDA
                             Partì.
 ARISTEA
                                          Partì l'ingrato?
 Ebbe cor di lasciarmi in questo stato?
 LICIDA
 Il tuo sposo restò.
 ARISTEA
                                   Dunque è perduta (S’alza con impeto)
 l'umanità, la fede,
 l'amore, la pietà! Se questi iniqui
850incenerir non sanno,
 numi, i fulmini vostri in ciel che fanno?
 LICIDA
 Son fuor di me. Di', chi t'offese, o cara?
 Parla; brami vendetta? Ecco il tuo sposo,
 ecco Licida...
 ARISTEA
                           Oh dei!
855Tu quel Licida sei! Fuggi, t'invola,
 nasconditi da me. Per tua cagione,
 perfido, mi ritrovo a questo passo.
 LICIDA
 E qual colpa ho commessa? Io son di sasso.
 ARISTEA
 
    Tu me da me dividi;
860barbaro, tu m'uccidi;
 tutto il dolor ch'io sento,
 tutto mi vien da te.
 
    No, non sperar mai pace.
 Odio quel cor fallace;
865oggetto di spavento
 sempre sarai per me. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 LICIDA e poi ARGENE
 
 LICIDA
 A me barbaro! Oh numi!
 Perfido a me! Voglio seguirla; e voglio
 sapere almen che strano enigma è questo.
 ARGENE
870Fermati, traditor.
 LICIDA
                                   Sogno o son desto! (Riconosce Argene)
 ARGENE
 Non sogni no; son io
 l'abbandonata Argene. Anima ingrata,
 riconosci quel volto
 che fu gran tempo il tuo piacer, se pure
875in sorte sì funesta
 delle antiche sembianze orma vi resta.
 LICIDA
 (Donde viene, in qual punto
 mi sorprende costei! Se più mi fermo,
 Aristea non raggiungo). Io non intendo,
880bella ninfa, i tuoi detti. Un'altra volta
 potrai meglio spiegarti. (Vuol partire)
 ARGENE
                                               Indegno, ascolta. (Trattenendolo)
 LICIDA
 (Misero me!)
 ARGENE
                            Tu non m'intendi? Intendo
 ben io la tua perfidia. I nuovi amori,
 le frodi tue tutte riseppi; e tutto
885saprà da me Clistene
 per tua vergogna. (Vuol partire)
 LICIDA
                                    Ah no! Sentimi, Argene. (Trattenendola)
 Non sdegnarti; perdona
 se tardi ti ravviso. Io mi rammento
 gli antichi affetti; e, se tacer saprai,
890forse... Chi sa.
 ARGENE
                             Si può soffrir di questa
 ingiuria più crudel! «Chi sa» mi dici?
 Invero io son la rea. Picciole prove
 di tua bontà non sono
 le vie che m'offri a meritar perdono.
 LICIDA
895Ascolta. Io volli dir... (Vuol prenderla per mano)
 ARGENE
                                         Lasciami, ingrato; (Lo rigetta)
 non ti voglio ascoltar.
 LICIDA
                                         (Son disperato).
 ARGENE
 
    No, la speranza
 più non m'alletta;
 voglio vendetta,
900non chiedo amor.
 
    Pur che non goda
 quel cor spergiuro,
 nulla mi curo
 del mio dolor. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 LICIDA e poi AMINTA
 
 LICIDA
905In angustia più fiera
 io non mi vidi mai. Tutto è in ruina,
 se parla Argene. È forza
 raggiungerla, placarla... E chi trattiene
 la principessa intanto? Il solo amico
910potria... Ma dove andò? Si cerchi. Almeno
 e consiglio e conforto
 Megacle mi darà. (Vuol partire)
 AMINTA
                                    Megacle è morto.
 LICIDA
 Che dici, Aminta!
 AMINTA
                                    Io dico
 purtroppo il ver.
 LICIDA
                                 Come! Perché? Qual empio
915sì bei giorni troncò? Trovisi; io voglio
 ch'esempio di vendetta altrui ne resti.
 AMINTA
 Principe, nol cercar; tu l'uccidesti.
 LICIDA
 Io! Deliri?
 AMINTA
                       Volesse
 il ciel ch'io delirassi. Odimi. In traccia
920mentre or di te venia, fra quelle piante
 un gemito improvviso
 sento; mi fermo; al suon mi volgo; e miro
 uom che sul nudo acciaro
 prono già s'abbandona. Accorro. Al petto
925fo d'una man sostegno;
 con l'altra il ferro svio. Ma, quando al volto
 Megacle ravvisai,
 pensa com'ei restò, com'io restai!
 Dopo un breve stupore: «Ah qual follia
930bramar ti fa la morte!»
 io volea dirgli. Ei mi prevenne: «Aminta,
 ho vissuto abbastanza»
 sospirando mi disse
 dal profondo del cor. «Senz'Aristea
935non so viver né voglio. Ah! Son due lustri
 che non vivo che in lei. Licida, oh dio!
 m'uccide e non lo sa; ma non m'offende;
 suo dono è questa vita; ei la riprende».
 LICIDA
 Oh amico! E poi?
 AMINTA
                                   Fugge da me, ciò detto,
940come partico stral. Vedi quel sasso,
 signor, colà, che il sottoposto Alfeo
 signoreggia ed adombra? Egli v'ascende
 in men che non balena. In mezzo al fiume
 si scaglia; io grido invan. L'onda percossa
945balzò, s'aperse; in frettolosi giri
 si riunì; l'ascose. Il colpo, i gridi
 replicaron le sponde; e più nol vidi.
 LICIDA
 Ah qual orrida scena
 or si scopre al mio sguardo! (Rimane stupido)
 AMINTA
                                                      Almen la spoglia,
950che albergò sì bell'alma,
 vadasi a ricercar. Da' mesti amici
 questi a lui son dovuti ultimi uffici. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 LICIDA e poi ALCANDRO
 
 LICIDA
 Dove son! Che m'avvenne! Ah dunque il cielo
 tutte sopra il mio capo
955rovesciò l'ire sue! Megacle, oh dio!
 Megacle, dove sei? Che fo nel mondo
 senza di te! Rendetemi l'amico,
 ingiustissimi dei. Voi mel toglieste,
 lo rivoglio da voi. Se lo negate,
960barbari, a' voti miei, dovunque ei sia
 a viva forza il rapirò. Non temo
 tutti i fulmini vostri; ho cor che basta
 a ricalcar su l'orme
 d'Ercole e di Teseo le vie di morte.
 ALCANDRO
965Olà. (Licida non l’ode)
 LICIDA
             Del guado estremo...
 ALCANDRO
                                                    Olà.
 LICIDA
                                                               Chi sei
 tu che audace interrompi
 le smanie mie?
 ALCANDRO
                               Regio ministro io sono.
 LICIDA
 Che vuole il re?
 ALCANDRO
                                Che in vergognoso esiglio
 quindi lungi tu vada. Il sol cadente
970se in Elide ti lascia,
 sei reo di morte.
 LICIDA
                                 A me tal cenno?
 ALCANDRO
                                                                Impara
 a mentir nome, a violar la fede,
 a deludere i re.
 LICIDA
                               Come! Ed ardisci,
 temerario...
 ALCANDRO
                         Non più. Principe, è questo
975mio dover; l'ho adempito; adempi il resto. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 LICIDA solo
 
 LICIDA
 Con questo ferro, indegno, (Snuda la spada)
 il sen ti passerò... Folle, che dico?
 Che fo? Con chi mi sdegno? Il reo son io,
 io son lo scellerato. In queste vene
980con più ragion l'immergerò. Sì, mori,
 Licida sventurato... Ah perché tremi,
 timida man? Chi ti ritiene? Ah questa
 è ben miseria estrema! Odio la vita;
 m'atterrisce la morte; e sento intanto
985stracciarmi a brano a brano
 in mille parti il cor. Rabbia, vendetta,
 tenerezza, amicizia,
 pentimento, pietà, vergogna, amore
 mi trafiggono a gara. Ah chi mai vide
990anima lacerata
 da tanti affetti e sì contrari! Io stesso
 non so come si possa
 minacciando tremare, arder gelando,
 piangere in mezzo all'ire,
995bramar la morte e non saper morire.
 
    Gemo in un punto e fremo;
 fosco mi sembra il giorno;
 ho cento larve intorno;
 ho mille furie in sen.
 
1000   Con la sanguigna face
 m'arde Megera il petto;
 m'empie ogni vena Aletto
 del freddo suo velen. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo